
In der Nähe von Arezzo lebte einst ein alter Uhrmacher, der sein ganzes Leben nichts anderes tat, als Uhren zu reparieren. Schon von klein an half er seinem Vater in der Werkstatt, Taschenuhren und Armbanduhren wieder zum Laufen zu bringen. Die Werkstatt des Vaters bestand nur aus einem winzigen Raum. Überall waren auf Regalen Gläser, Blechbüchsen und Kartons gestapelt, die Pendel, Uhrzeiger, Rädchen, Federwerke, Gewichtszüge und Spielwerke enthielten. Inmitten des Zimmers stand ein alter Holztisch mit einer großen Kerze, an dem der Vater unter einer Lupe sämtliche Uhren reparierte und anschließend polierte. Der alte Uhrmacher erinnerte sich gerne an die Zeit, als er klein war und seinem Vater half. Eines Tages kam ein Mann mit zerlöcherter schmutziger Kleidung in sein Geschäft und gab ihm eine unansehnliche Taschenuhr, bei der die Zeit stehengeblieben war. Sie tickte nicht mehr und überhaupt war sie bereits so stark zerkratzt, dass selbst ein Polieren sie nicht mehr sonderlich ansehnlich machen würde. Der Uhrmacher schaute den Mann an und es überkam ihm ein Gefühl von Mitleid. Er konnte dem Mann nicht sagen, dass es vielleicht besser wäre, eine neue Taschenuhr zu kaufen. Es schien, als ob diese Uhr das einzige Wertvolle war, das dieser Mann besaß. So sagte der Uhrmacher zum Mann, er werde versuchen, die Uhr so gut wie es ging zu reparieren. Der Mann fragte nach dem Preis für die Arbeit, wobei der Uhrmacher sofort abwinkte und ihm erwiederte, dass die Reparatur nichts kosten würde, denn er würde nicht wissen, ob er sie wirklich reparieren konnte. Der Mann verabschiedete sich und der Uhrmacher machte sich sofort an die Arbeit, wohl wissend, er könne die Uhr reparieren. Als er die Taschenuhr öffnete, sprang ein kleines Wesen heraus, hüpfte auf dem Tisch des Uhrmachers hin und her und sagte: „Uhrmacher, da du ein gutmütiger Mann bist und von dem armen Mann kein Geld für die Reparatur nehmen wolltest, hast du einen Wunsch frei.“ Der Uhrmacher überlegte kurz und sagte: „Das einzige was ich mir wünschen würde, wäre, dass ich noch einmal die Zeit mit meinem Vater erleben dürfte.“ Sowie der Uhrmacher dies aussprach, drehte sich der Zeiger der Taschenuhr wie wild gegen den Uhrzeigersinn, sodass dem Uhrmacher schwindlig wurde. Als er wieder bei klarem Bewusstsein war, befand er sich in Kindesgestalt neben seinem Vater in der Werkstatt, der akribisch unter der Lupe die Taschenuhr eines Kunden reparierte. Der Uhrmacher sagte zum Vater, er hätte einen merkwürdigen Traum gehabt. In Wirklichkeit aber schenkte der gute Geist dem Uhrmacher seine Jugend zurück.
Il vecchio orologiaio
Nei pressi di Arezzo viveva un vecchio orologiaio che per tutta la vita non aveva fatto altro che riparare orologi. Fin da piccolo aiutava il padre in bottega a rimettere in funzione orologi da tasca e da polso. Il laboratorio del padre consisteva in una sola piccola stanza. Vasi, barattoli di latta e scatole contenenti pendoli, lancette, ruote dentate, meccanismi a molla, treni di pesi e meccanismi musicali erano impilati su scaffali ovunque. Al centro della stanza si trovava un vecchio tavolo di legno con una grande candela, dove il padre riparava tutti gli orologi con la lente d’ingrandimento e poi li lucidava. Il vecchio orologiaio ricordava con affetto i tempi in cui era piccolo e aiutava il padre. Un giorno, un uomo dai vestiti logori e sporchi entrò nella sua bottega e gli diede un orologio da tasca di discutibile fattura in cui l’ora si era fermata. Non ticchettava più ed era già talmente graffiato che nemmeno la lucidatura lo avrebbe reso più bello. L’orologiaio guardò l’uomo e provò un sentimento di pietà. Non poteva dire all’uomo che sarebbe stato meglio comprare un nuovo orologio da tasca. Sembrava che quell’orologio fosse l’unica cosa di valore che quell’uomo possedeva. Così l’orologiaio disse all’uomo che avrebbe cercato di riparare l’orologio nel miglior modo possibile. L’uomo chiese quanto sarebbe costato il lavoro, ma l’orologiaio gli fece subito cenno di no e rispose che la riparazione non sarebbe costata nulla perché non sapeva se avrebbe potuto ripararlo davvero. L’uomo si accomiatò e l’orologiaio si mise subito al lavoro, ben sapendo di poter riparare l’orologio. Quando aprì l’orologio da taschino, una piccola creatura saltò fuori, saltò avanti e indietro sul tavolo dell’orologiaio e gli disse: “Orologiaio, visto che lei è un uomo di buon cuore e non ha voluto prendere soldi dal povero uomo per la riparazione, ha un desiderio”. L’orologiaio pensò un attimo e disse: “L’unica cosa che vorrei è poter rivivere il tempo trascorso con mio padre”. Non appena l’orologiaio disse queste parole, la lancetta dell’orologio da tasca girò all’impazzata in senso antiorario, provocando all’orologiaio un senso di vertigine. Quando riprese conoscenza, si ritrovò in forma di bambino accanto al padre nel laboratorio, che stava riparando meticolosamente l’orologio da tasca di un cliente sotto una lente d’ingrandimento. L’orologiaio raccontò al padre di aver fatto uno strano sogno. In realtà, però, lo spirito buono aveva restituito all’orologiaio la sua giovinezza.