Jolanda und der verbotene Turm

Schlossturm in den Langhe

Jolanda war ein aufgewecktes und fröhliches Kind von acht Jahren. Wann immer man sie sah, lachte sie. Alle in ihrer Umgebung mochten sie. Oft sah man sie auf der Wiese vor sich hinsingen und Blumen pflücken. Dabei drehte sie sich gerne im Kreis und ließ sich fallen, um im Gras zu liegen und die Wolken zu beobachten, wie sie vorbeizogen. Jolanda lebte mit ihrer Mutter in einem alten Palazzo in den Langhe, der ihrem Opa gehörte. Sie kannte das Gebäude und dessen Geräusche in- und auswendig. Etwa, wenn die Holzbalken knarrten, die Fensterläden klapperten und es irgendwie in allen Ecken zu knacken schien. Nur einen Teil durfte das Mädchen nicht betreten. Es war das letzte Zimmer im oberen Teil des Palazzo. Von diesem Zimmer ging eine schmale Wendeltreppe nach oben in einen kleinen Turm, der jedoch seit vielen Jahren nicht mehr genutzt wurde. Zu gefährlich, hieß es immer wieder, wenn Jolanda ihre Mutter fragte, ob sie nicht auf den Turm steigen dürfe. Der Turm war ringsherum mit offenen Fenstern bestückt. Die schmale Treppe führte an den Öffnungen vorbei zu einer kleinen Plattform, von der man aus viele Kilometer weit blicken konnte. Eines Tages ging die Mutter in die Stadt, um Besorgungen zu machen. Jolanda spielte auf dem Innenhof mit ihrer Puppe und dem Puppenwagen als sie einige krächzende Krähen sah, die in den Turm flogen. Erst zögerte das Mädchen, doch dann hielt sie die Neugier nicht mehr aus und stieg zu dem verbotenen Turm empor. Als sie oben ankam, freute sie sich über die Aussicht und den Turm so sehr, dass sie anfing, sich vorzustellen, eine Prinzessin zu sein, die im Schlossturm verweilte. Sie sang vor sich hin und fing wie üblich an sich zu drehen. Doch dann verlor sie das Gleichgewicht, stolperte und stürzte hinab in den Innenhof. An der Stelle, als das Mädchen starb, pflanzte die Mutter bis zu ihrem eigenen Tode jedes Jahr eine Sonnenblume.

Jolanda e la torre proibita

Jolanda era una bambina di otto anni, solare e allegra. Ogni volta che la si vedeva, rideva. Piaceva a tutti quelli che la circondavano. Spesso la si vedeva cantare da sola nel prato e raccogliere fiori. Le piaceva girare in tondo e lasciarsi cadere per sdraiarsi sull’erba e guardare le nuvole che passavano.
Jolanda viveva con la mamma in un vecchio palazzo nelle Langhe che apparteneva al nonno. Conosceva bene l’edificio e i suoi rumori. Per esempio, quando le travi di legno scricchiolavano, le persiane tintinnavano e sembrava che ci fossero crepe in ogni angolo. C’era solo una parte in cui la bambina non poteva entrare. Era l’ultima stanza nella parte superiore del palazzo. Da questa stanza, una stretta scala a chiocciola conduceva a una piccola torre, che non veniva usata da molti anni. Quando Jolanda chiese a sua madre se poteva salire sulla torre, le fu sempre detto che era troppo pericolosa. La torre aveva finestre aperte su tutto il perimetro. La stretta scala conduceva, oltre le aperture, a una piccola piattaforma da cui si poteva vedere per molti chilometri. Un giorno la madre andò in città a fare delle commissioni. Jolanda stava giocando con la sua bambola e la carrozzina nel cortile quando vide alcuni corvi gracchianti volare verso la torre. All’inizio la ragazza esitò, ma poi non riuscì più a trattenere la curiosità e salì sulla torre proibita. Quando arrivò in cima, era così soddisfatta del panorama e della torre che cominciò a immaginare di essere una principessa che stava nella torre del castello. Cantò tra sé e sé e cominciò a girare come al solito. Ma poi perse l’equilibrio, inciampò e cadde nel cortile. Dove la ragazza morì, sua madre piantò un girasole ogni anno fino alla sua morte.